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Caccia (12993 views - Entertainment)

La caccia è la pratica di catturare o abbattere animali, solitamente selvatici, in principio, per l'approvvigionamento di cibo, pelli o altre materie, successivamente principalmente per altri fini: a scopo ricreativo, commerciale e per contenimento e gestione di una specie.
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Caccia

Caccia

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Caccia (disambigua).

La caccia è la pratica di catturare o abbattere animali, solitamente selvatici, in principio, per l'approvvigionamento di cibo, pelli o altre materie, successivamente principalmente per altri fini: a scopo ricreativo, commerciale e per contenimento e gestione di una specie.

Descrizione

In passato la caccia ha rappresentato una fonte primaria di sostentamento per l'uomo durante la condizione di cacciatore-raccoglitore, attività per la quale venivano realizzati i primi utensili, dai chopper alle punte di lancia. Nel corso della storia la caccia ha rivestito un ruolo di importanza differente per ciascuna popolazione umana. Per società in cui si svilupparono sempre più redditizie tecniche di agricoltura e allevamento, la caccia rivestiva un ruolo marginale o accessorio, legato a cultura, tradizione o a gestione delle specie selvatiche.

La caccia è comunque indispensabile per molte popolazioni che basano su essa tutto o parte del loro sostentamento, ad esempio in ambienti dove il clima comporti condizioni estreme di vita e non favorisca attività quali agricoltura e allevamento come per gli Inuit, o per cultura legata alla stessa come per popolazioni native di zone forestali e non urbanizzate, come i Karajá del Mato Grosso. Per tali popoli caccia e pesca rivestono ancora una funzione fondamentale alla loro sopravvivenza.

Nei paesi industrializzati ove il reperimento di cibo è attività indiretta (acquisto) e legata all'allevamento intensivo, la caccia riveste un ruolo principalmente ricreativo, oppure condotto a scopo commerciale. In questo contesto, il termine "caccia" si riferisce generalmente a un'attività approvata dalla legge, mentre il bracconaggio indica la caccia praticata in modi o in contesti che la rendono illegale.

La pesca commerciale non viene solitamente considerata un tipo di caccia, mentre nella sua espressione subacquea (caccia subacquea o pesca subacquea) e nella sua espressione con la canna (pesca di superficie) viene considerata da molti una forma di caccia non avendo natura commerciale. Anche la soppressione con trappole di animali "infestanti" quali topi o ratti viene considerata un'attività diversa dalla caccia.

Storia

Caccia al cinghiale, Tacuinum sanitatis casanatensis (XIV secolo).

Origini ed evoluzione della caccia

La caccia è un'attività che ha radici preistoriche, precedenti alla nascita della specie Homo sapiens. I progenitori della specie umana più remoti erano onnivori, come gli attuali scimpanzé; sono stati ritrovati reperti, risalenti a 1,8 milioni di anni fa, che provano come gli ominidi già in quest'epoca si procacciassero grandi animali per il sostentamento; non è tuttavia completamente chiaro se fossero prevalentemente cacciatori attivi o raccoglitori di carogne o entrambi[1].

Una delle prime tecniche di caccia utilizzate è stata probabilmente la caccia per sfinimento praticata nel paleolitico. Nel periodo precedente all'invenzione delle armi da lancio, quali lance e archi, uno dei modi per cacciare una preda consisteva nell'inseguirla per lunghe distanze fino a quando la preda, esausta, poteva essere avvicinata e abbattuta. Questa attività potrebbe spiegare il passaggio degli ominidi alla posizione bipede: la postura eretta riduce infatti la velocità di corsa e quindi le probabilità di catturare una preda dopo un inseguimento breve, ma permette una maggiore durata che può favorire la caccia per sfinimento. Anche lo sviluppo delle ghiandole sudoripare e la mancanza di pelo degli umani può aver favorito questo tipo di caccia permettendo di mantenere la temperatura corporea abbastanza bassa durante una lunga corsa nel calore del giorno.[senza fonte] Altre tecniche potevano essere l'agguato, e l'azione di gruppo nel circondare le prede.

Con l'avvento delle prime società di cacciatori-raccoglitori, la caccia ha incominciato a ricoprire un ruolo più consistente nel sostentamento quotidiano. Prove fossili dell'utilizzo di lance per la caccia, la cui datazione risale a circa 16 200 anni fa, sono state rinvenute in Asia[2]. Oltre a lance (a volte attrezzate con un propulsore, o atlatl), le prime armi da lancio consistevano in sassi, archi e frecce. Secondo alcuni storici l'avvento della caccia potrebbe aver contribuito al rimpiazzo della megafauna dell'olocene con gli erbivori più piccoli delle epoche successive.

In seguito, nonostante la nascita dell'agricoltura e dell'allevamento, la caccia continuò ad essere un'attività importante per la sopravvivenza delle comunità, in quanto fonte di proteine aggiuntive e materiali utili quali ossa, tendini, pelo o penne e pelli utilizzate per la produzione di abiti e la costruzione di ripari.

La caccia nelle società antiche

Con l'avvento del linguaggio e della cultura la caccia diventò un tema ricorrente di storie e miti, ma anche di proverbi, metafore e aforismi molti dei quali sono diffusi ancora oggi.

Negli antichi altorilievi, in particolare in Mesopotamia, i re venivano spesso rappresentati come cacciatori impegnati con bestie di grandi dimensioni come i leoni, solitamente su un carro da guerra, considerato simbolo virile. L'archetipo è probabilmente il leggendario re biblico Nimrod.

L'importanza psicologica e culturale della caccia nelle società antiche è testimoniata dalle divinità associate, quali il dio cornuto Cernunnos o la dea greca Artemide e l'equivalente romana Diana. In queste società sorsero anche molti tabù relativi alla caccia. L'associazione mitologica di una certa preda con una divinità poteva riflettersi in restrizioni alla caccia come, ad esempio, il divieto di cacciare nelle vicinanze di un tempio; la storia di Artemide e Atteone, narrata da Euripide, può essere interpretata come un monito verso il disprezzo per le prede e il vanto.

La caccia nelle società agricole e pastorali

Con la diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento la caccia divenne un'attività secondaria e accessoria a queste, praticata per difendere gli animali domestici dai predatori della zona o per eliminare gli animali selvatici che concorrevano nell'utilizzo delle risorse naturali o agricole, quali acqua e foraggio. Da attività primaria per la sopravvivenza la caccia divenne un fenomeno sociale, svolta in forma di attività professionale con l'uso di equipaggiamenti e allenamenti specifici oppure come attività ludica, prerogativa delle classi sociali più elevate (nobiltà), come la caccia alla volpe.

Durante l'età del Medioevo la selvaggina rappresentava ancora una fonte importante di cibo e pelliccia, solitamente procacciata da cacciatori professionisti. In gran parte dell'Europa medievale le classi sociali più elevate (aristocrazia e clero) godevano del diritto esclusivo di cacciare (e a volte pescare) in zone esclusive del territorio feudale. San Avito di Vienne -fratello di san Apollinare di Valence(avversario dell'eresia ariana)- fu il principale artefice del Concilio di Epaon (517 d.C.) - che proibi' fra l'altro la pratica della caccia agli ecclesiastici, così come la frequentazione di banchetti israelitici (canone XV). La violazione del privilegio di cacciare, tuttavia, nel medievo era considerata un'offesa criminale, come si narra ad esempio nella leggenda di Robin Hood, accusato di aver cacciato il cervo del re.

Con l'evoluzione della caccia in attività delle classi elevate, la sua pratica divenne codificata. La caccia, solitamente a cavallo, di animali pericolosi come leoni o cinghiali selvatici, si sostituì ai tornei medievali, diventando un passatempo onorevole e competitivo per l'aristocrazia e permettendo di provare la propria abilità di guerra in tempo di pace.

La caccia con i cani

Tra gli animali usati dall'uomo per l'addestramento alla caccia, come falchi o furetti, i cani sono i più importanti e i più diffusi oggi. I moderni cani da caccia sono infatti il risultato di una lunga storia di selezione genetica.

L'utilizzo del cane nella caccia risale alle origini della civiltà umana, la parola stessa caccia deriva dal greco antico kynègia[senza fonte] che a sua volta deriva da kynos, cioè cane. In seguito all'addomesticamento il cane si rivelò infatti per l'uomo un aiuto prezioso nella caccia. Nell'impero ottomano 33 o 34 delle 196 compagnie di giannizzeri erano Sekban, cioè custodi dei cani.

L'olfatto sensibile del cane permette ai cacciatori di scovare e catturare prede che, altrimenti, sarebbero molto difficili o pericolose da cacciare. Nel tempo i cani usati nella caccia sono stati classificati in razze diverse con specifiche abilità: segugi (usati per cercare la preda), cani da ferma (per fiutare e mostrare al cacciatore la preda), cani da tana (per cacciare animali nelle tane sotterranee), levrieri (per inseguire e uccidere la preda) e cani da riporto (per riportare piccole prede abbattute dal cacciatore). Attualmente vi sono numerosi tipi di caccia che si avvalgono dell'ausilio del cane, il quale viene comunemente definito nel linguaggio legislativo in materia di caccia, appunto, come ausiliare.

La caccia odierna

Cinghiali uccisi durante un programma di abbattimento selettivo.

In gran parte del mondo moderno la caccia non rappresenta più un'attività indispensabile all'approvvigionamento del cibo, tuttavia in alcune società che vivono ancora in condizioni semi selvatiche e/o in condizioni di estrema povertà e/o in ambienti che non favoriscono l'agricoltura e l'allevamento la caccia ricopre ancora una funzione importante.

Tra gli Inuit la caccia, praticata con armi e trappole, rappresenta una risorsa primaria di cibo oltre che di pellame usato per la realizzazione di tende in grado di resistere alle basse temperature dell'Artico, mentre le pelli impermeabili dei mammiferi marini sono usate per la produzione di canoe, guanti, abiti e calzature.

La caccia per sfinimento viene ancora praticata dai cacciatori-raccoglitori del deserto del Kalahari dell'Africa meridionale. Nell'inseguimento di un'antilope del Kalahari centrale questa, benché riesca a portarsi fuori vista dal cacciatore, viene infine raggiunta prima che riesca a trovare il tempo per riposarsi e, quando troppo esausta per continuare a correre, viene colpita a breve distanza con una lancia. Questo tipo di caccia può durare anche cinque ore per un percorso totale tra i 25 e i 30 km, sotto temperature comprese tra i 40 e i 42 °C.

Nei paesi industrializzati invece la caccia viene praticata principalmente come attività ricreativa oppure finalizzata allo scopo di commerciare il ricavato della cattura o dell'abbattimento degli animali. Solitamente i cacciatori ritengono che passare del tempo all'aria aperta, in ambienti relativamente selvaggi e lontano dai sentieri più frequentati, sia una parte essenziale dell'attività venatoria. Inoltre la carne degli animali selvatici è più saporita e ha un gusto diverso rispetto alla carne degli animali d'allevamento. Il cacciatore moderno può essere anche motivato dalla collezione di trofei di caccia. Normalmente le leggi stabiliscono il compimento della maggiore età per la pratica dell'attività venatoria, anche se in alcuni paesi, come negli Stati Uniti[3][4] e in Canada, è sufficiente aver raggiunto i 16 anni.

La caccia praticata come attività ricreativa o commerciale è oggi criticata dal movimento per i diritti animali il quale sostiene che tali attività violano il diritto fondamentale alla vita degli animali cacciati e siano fonte di inquinamento e del saturnismo a causa del piombo delle munizioni da caccia rilasciato nell'ambiente[5][6].

La caccia, oggi, ha anche un ruolo nella "gestione" della fauna selvatica, ad esempio per mantenere la popolazione di una certa specie all'interno delle capacità di sostentamento dell'ambiente ecologico[7]. In molti paesi occidentali (Italia compresa), guardie forestali ed ecologisti partecipano insieme alla scrittura di norme di regolamentazione della caccia, in modo che il numero di animali da abbattere garantiscano la preservazione della fauna selvatica.

Celebri tipi di caccia

Note

  1. ^ Todd Surovell, Nicole Waguespack and P. Jeffrey Brantingham, Global archaeological evidence for proboscidean overkill (PDF), in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 102, nº 17, The National Academy of Sciences (USA), 13 aprile 2005, pp. 6231-6236, DOI:10.1073/pnas.0501947102. URL consultato il 1º gennaio 2007.
  2. ^ Vasiliy N. Zenin, Evgeny N. MASCHENKO, Sergey V. LESHCHINSKIY, Aleksandr F. PAVLOV, Pieter M. GROOTES, and Marie-Josée NADEAU, THE FIRST DIRECT EVIDENCE OF MAMMOTH HUNTING IN ASIA (LUGOVSKOYE SITE, WESTERN SIBERIA) (L), 3rd International Mammoth Conference, 24-29 maggio 2003, Dawson City, Yukon Territory, Canada, John Storer, Government of Yukon (John.Storer@gov.yk.ca). URL consultato il 1º gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2006).
  3. ^ Caccia Stati Uniti regolamenti
  4. ^ Stato del Sud Dakota caccia 16 anni (pagina 3)
  5. ^ Massimo Piacentino, Piombo che uccide, in Il Forestale, Corpo forestale dello Stato, gennaio/febbraio 2009 (archiviato il 16 dicembre 2015).
  6. ^ Alessandro Andreotti e Fabrizio Borghesi, Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni (PDF), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ottobre 2012 (archiviato il 2 dicembre 2012).
  7. ^ Craig A Harper, Quality Deer Management Guidelines for Implementation (PDF), Agricultural Extension Service, The University of Tennessee. URL consultato il 20 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2006).
  • Galloni P. (2000), Storia e cultura della caccia. Dalla preistoria a oggi, Laterza, ISBN 8842061336.

Voci correlate



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