Con il termine meccanica classica si intende generalmente, in fisica e in matematica, l'insieme delle teorie meccaniche (con i loro relativi formalismi) sviluppate fino alla fine del 1904 e comprese all'interno della fisica classica.
La meccanica classica descrive in modo sostanzialmente accurato gran parte dei fenomeni meccanici osservabili direttamente nella nostra vita quotidiana ed è applicabile ai corpi continui, a velocità non prossime alla velocità della luce e per dimensioni superiori a quelle atomiche o molecolari. Dove non sono valide queste ipotesi è necessario applicare una delle teorie meccaniche più recenti. Go to Article
Con il termine meccanica classica si intende generalmente, in fisica e in matematica, l'insieme delle teorie meccaniche (con i loro relativi formalismi) sviluppate fino alla fine del 1904 e comprese all'interno della fisica classica.
La meccanica classica descrive in modo sostanzialmente accurato gran parte dei fenomeni meccanici osservabili direttamente nella nostra vita quotidiana ed è applicabile ai corpi continui, a velocità non prossime alla velocità della luce e per dimensioni superiori a quelle atomiche o molecolari. Dove non sono valide queste ipotesi è necessario applicare una delle teorie meccaniche più recenti.
la meccanica razionale (talvolta detta meccanica analitica) sviluppata da Lagrange, Hamilton, Liouville, Jacobi e altri fra la seconda metà del Settecento e la fine dell'Ottocento. Talvolta con meccanica classica si indica, specie nella letteratura anglofona, solo la prima delle precedenti teorie.
È bene osservare che le due teorie, pur partendo da princìpi diversi (i principi di Newton nel primo caso e il principio di minima azione nel secondo), ma tra loro equivalenti (dato l'uno si può dimostrare l'altro e viceversa), ed utilizzando metodi matematici sostanzialmente differenti (semplice calcolo nel primo, calcolo delle variazioni ed elementi di analisi matematica superiore nel secondo), giungono a risultati sostanzialmente equivalenti dal punto di vista sperimentale.
Primo principio della dinamica (Detto anche principio di inerzia): "In un sistema inerziale, un corpo libero, cioè non sottoposto ad alcuna forza, mantiene il suo stato di moto rettilineo uniforme o di quiete finché non interviene una forza esterna a variare tale moto". Questo principio è in realtà una conseguenza del principio di relatività, ma non vale il viceversa.
Secondo principio della dinamica: "Una forza impressa ad un corpo produce una variazione della sua quantità di moto nel verso della forza in maniera direttamente proporzionale alla forza applicata", cioè . Nel caso di masse costanti il secondo principio ha una formulazione ridotta, che è quella più nota: "L'accelerazione di un corpo è direttamente proporzionale alla forza da esso subita". La costante di proporzionalità tra la forza e l'accelerazione è proprio la massa inerziale del corpo. In simboli questo principio si riassume nella nota formula [1]
Terzo principio della dinamica: in un sistema di riferimento inerziale, la quantità di moto e il momento angolare totale rispetto ad un polo fisso di un sistema materiale libero (cioè non sottoposto a forze esterne) si conservano. Da ciò discende il principio di azione e reazione:ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria, agente sulla stessa retta di applicazione.
Questa non è l'unica formulazione dei principi della meccanica newtoniana, ma ce ne sono altre perfettamente equivalenti.
In meccanica razionale, i principi fondamentali sono il principio di relatività, come per la meccanica newtoniana, ed il principio di minima azione (o più correttamente principio di azione stazionaria, o principio di Hamilton), di natura completamente diversa. Quest'ultimo afferma:
Il moto naturale di un sistema è tale da minimizzare l'azione A del sistema
Giovanni GallavottiMeccanica elementare, Torino, Boringhieri, 1980, (tradotto in inglese da Springer; una edizione rivista in inglese è disponibile qui)