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Il linguaggio, è il complesso definito di suoni, gesti e movimenti attraverso il quale si attiva un processo di comunicazione.
Alcuni autori contemporanei definiscono il linguaggio come uno strumento del pensiero, di cui la comunicazione è solo un accessorio non indispensabile, le lingue vengono considerate come oggetti biologici e non come utensili progettati dagli esseri umani[1].
La facoltà di rappresentare mentalmente un significato è presente in molte specie di animali, tra le quali l'essere umano[senza fonte].
Secondo l'antropologo Ian Tattersall dalla rassegna delle prove scientifiche attuali, sembra che il linguaggio sia comparso repentinamente nell'uomo prima di 100000 anni fa, nonostante fossero già presenti da tempo le caratteristiche anatomiche della gola necessarie[2].
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano, la prima che parla del linguaggio come innato, l'altra come una abilità appresa. Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria (ipotesi monogenetica) oppure da diversi ceppi primordiali (ipotesi poligenetica). Non c'è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
A sostegno della teoria dell'origine sociale del linguaggio, vi fu il caso clamoroso del ragazzo selvaggio scoperto nel 1828 in Francia, che per i primi dodici anni di vita era vissuto allo stato brado, unicamente a contatto con gli animali. Nonostante tutti gli sforzi dell'équipe dello psicologo Jean Marc Gaspard Itard, il selvaggio dell'Aveyron non fu in grado di articolare null'altro che qualche parola. Gli esperti conclusero che nella formazione dell'intelligenza e del linguaggio, la socializzazione e l'interazione con l'ambiente sono fondamentali dal primo giorno di vita.[3]
Il primo a dimostrare che il linguaggio rappresenti una risorsa importante nello sviluppo intellettivo, vista la sua funzione mediatrice tra l'ambiente e l'essere umano, fu Ivan Pavlov, che effettuò lunghi studi ed esperimenti sulle percezioni e rappresentazioni mentali, oltre che sulle elaborazioni dei segnali, dai quali si formano i concetti.
Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da Jean Piaget, il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio egocentrico (0-6 anni), costituito, per lo più, da ecolalie e monologhi, animismo e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
Bernstein elaborò la teoria che indicava nello stretto legame fra ambiente (familiare) e orientamento, influenzato dal ceto e dalla tipologia professionale, il tipo di linguaggio, forbito, ricco oppure povero e concreto, sviluppato dagli individui.[4]
Noam Chomsky definisce la Proprietà fondamentale del linguaggio come :<<la generazione di una serie illimitata di espressioni gerarchicamente strutturate che corrispondono all'interfaccia concettuale-intenzionale>>;inoltre ipotizza che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale GU innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre[1]. I biologi evoluzionisti hanno avanzato una teoria, che darebbe un fondamento evolutivo alla predisposizione umana alla lingua, basandosi su due concetti:
Lo stesso argomento in dettaglio: Origine della lingua. |
Il linguaggio verbale basato sulla doppia articolazione è una prerogativa dell'uomo, senza il quale esso non sarebbe tale. Non esiste infatti in nessun altro essere vivente un linguaggio simile per complessità e livello di elaborazione.
La capacità di elaborare e produrre un linguaggio verbale, nell'uomo, si è sviluppata a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale[senza fonte]. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata e di controllare l'articolazione dei suoni.
Le lingue così come nascono, possono anche morire. Succede infatti che a seguito di contaminazioni linguistiche dovute a conquiste e sottomissioni di popoli, una lingua prevalga su un'altra. Ogni lingua è quindi sottoposta a continua pressione sia per effetto dell'influenza delle lingue esterne sia per la costante necessità di modificarsi al suo interno per poter esprimere in modo adeguato le trasformazioni subite dalla comunità di parlanti.
Ogni barriera sociale è una barriera linguistica in quanto:
Il linguaggio di ogni individuo cambia registro a seconda dell'interlocutore o degli interlocutori che ha di fronte.
Vygotskij sottolinea la differenza tra:
L'uomo possiede, oltre a un linguaggio verbale assai articolato, diversi linguaggi non verbali che si possono esprimere con movimenti del corpo, soprattutto delle braccia e della faccia. Vi sono inoltre degli atteggiamenti para-linguistici (intonazione, pianto, riso, sbadiglio, sospiro, interruzione), che servono, da soli o insieme al linguaggio orale, a esprimere le proprie emozioni.[senza fonte]
Tra i linguaggi non verbali sono da prendere in considerazione anche l'uso dello spazio (una stanza più grande a una persona più importante, il tenere a distanza una persona in segno di rispetto o starle vicino in segno di confidenza) e l'utilizzo di certi artefatti, come abiti e cosmetici che molto spesso servono più delle parole.
Un importante linguaggio non legato alla capacità di sentire o di parlare è la lingua dei segni. Essa è una vera e propria lingua naturale: esperimenti di neurolinguistica dimostrano che la lingua dei segni coinvolge le stesse aree cerebrali di una lingua naturale.
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Tramite la risonanza magnetica funzionale si è scoperto che in bambini di due mesi si attivano le stesse aree cerebrali deputate al linguaggio mentre ascoltano le loro madri parlare[6].
Il linguaggio viene appreso durante i primi anni di vita e questo apprendimento precede la parola la cui evoluzione può essere suddivisa in alcune sezioni temporali:
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