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Con assistenza sanitaria si intende l'insieme di provvidenze, prestazioni ed iniziative finalizzate alla promozione, alla prevenzione o alla cura della salute.
Fin dall'antichità la medicina si confonde con la magia, in particolare la medicina era un officio strettamente legato alla religione e quindi utilizzata non a fin di cura ma per scopi liturgici. In Egitto, se da una parte certe pratiche erano rivolte solo ad individui provenienti da un rango elevato (mummificazione, chirurgia), studi recenti hanno dimostrato che l'assistenza sanitaria era garantita anche agli schiavi dediti al lavoro presso le Piramidi.
Ai tempi di Ippocrate si praticava l'aruspicina nei templi di Asclepio e i romani, che appresero la cultura dai greci, fondarono i primi xenodochei cioè dei piccoli chioschi situati alle periferire delle città che servivano da pronto soccorso per i viandanti. Con l'avvento del cristianesimo la malattia è percepita come un'opportunità per espiare i mali spirituali (Regola di San Benedetto). Nei monasteri, in particolare, fu avviata la pratica di erboristeria fino ad attendere le crociate quando nacquero i primi ordini monastici militari con funzioni di pronto soccorso e di assistenza medica di cui sono tuttora degni rappresentanti i Cavalieri di Malta.
Nel 1440 il “Decreto Rampignano” introdusse la figura del medico laico per distinguerlo da quello religioso. Con l'avvento delle grandi scoperte geografiche e dell'imperialismo si diffusero epidemie di malattie esotiche anche in Europa tanto da costringere le autorità locali a fondare i primi “lazzaretti”. Si tratta di una tappa fondamentale dell'assistenza sanitaria pubblica in quanto esulava dalla tradizionale amministrazione clericale; in tal modo i governatori locali potevano nominare dei medici di base che potevano autorizzare direttamente i ricoveri, mentre prima lo potevano fare solo i chierici. Nel XVII secolo, sulla scia degli ideali utilitaristici del Panopticon di Jeremy Bentham, gli ospedali assunerso la funzione di accogliere anche altre problematiche in seno al vagabondaggio, alle malattie mentali, alla delinquenza, etc.
Con la Rivoluzione francese si decise di inserire esplicitamente nella “Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino” il diritto ad essere curato. Nel XVIII secolo risalgono le prime indagini di campionamento statistico dulle degenze e sulle dimissioni ospedaliere, in questo modo l'assistenza sanitaria si sposava con il positivismo (Pasteur, Darwin) per garantire una specializzazione alla professione medica. Nel XIX secolo con il sopraggiungere della rivoluzione industriale emerge l'idea di un'assistenza sanitaria intesa come strumento di garanzia della capacità produttiva per ogni persona, incentrata principalmente sulla Casse Mutue operaie, ed integrata dalla supervisione del governo centrale sui temi generali della salute pubblica ed all'introduzione in molte nazioni delle Condotte Mediche diffuse su tutto il territorio e finanziate dallo stato. Dopo la Prima Guerra mondiale i regimi politici totalitari (sia di ispirazione fascista che comunista) diedero un forte impulso ai programmi sociali con una particolare enfasi in quelli di assistenza sanitaria universale gratuita che assorbirono ed espansero le precedenti organizzazioni mutualistiche indipendenti, e per conseguenza programmi similari vennero introdotti anche nella maggior parte dei paesi democratici.
In Italia le prime leggi di assistenza sanitaria furono promulgate da Ferdinando IV di Borbone in occasione della fondazione della colonia socialista di San Leucio nei pressi di Caserta[1].
Durante il fascismo il sistema sanitario era costituito su base nazionale dalla Direzione Generale della sanità pubblica alle dirette dipendenze del Consiglio dei Ministri. Ne facevano parte l'Istituto superiore di sanità con competenze tecniche e il Consiglio superiore di sanità con funzioni consultive formato dai prefetti per ogni Provincia. A un livello inferiore vi erano le Direzioni Sanitarie Provinciali con a capo il Prefetto che si avvaleva della collaborazione di un Medico provinciale, del Laboratorio d'igiene e profilassi e di un Consiglio Provinciale Sanitario. L'ultimo livello era rappresentato dal podestà (sindaco) e dall'ufficio d'igiene municipale[2].
Il sistema sanitario fascista continuò a funzionare regolarmente fino all emanazione della 23 dicembre 1978 n. 833 che istituì il Servizio Sanitario Nazionale, riorganizzò l'assistenza sanitaria su base territoriale tramite le Unità Sanitarie Locali (poi divenute aziende sanitarie locali ai sensi del d.lgs 30 dicembre 1992 n. 502).
La legge del 1978 costituì dal punto di vista pratico l'attuazione del dettato dell'art. 32 della costituzione italiana[senza fonte], infatti l'articolo art. 32 della Costituzione italiana, garantisce il diritto di salute dei cittadini indiscriminatamente.
L'attività di coordinamento e garanzia di questo primario diritto dei cittadini è di competenza del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, mentre le regioni ne attuano le finalità.
Lo stesso argomento in dettaglio: Croce Rossa Italiana. |
Lo stesso argomento in dettaglio: Emergency. |
Lo stesso argomento in dettaglio: Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale. |
Lo stesso argomento in dettaglio: World Health Organization. |
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